mercoledì 13 febbraio 2008

No a battaglie culturali contro le donne



Il blitz della polizia dopo un'interruzione di gravidanza, avvenuta ieri presso il Policlinico di Napoli, entra con effetti dirompenti nella già accesa discussione politica sulla opportunità di rivedere la legge 194.

Intervista di Maria Zegarelli - l'Unità a Barbara Pollastrini Ministro per i Diritti e le Pari Opportunità

Ministra, la polizia irrompe in un ospedale di Napoli. L’ipotesi di reato è: feticidio. Sarà un caso, in questo momento?
«No, accade all’interno di un clima. E io dico: non ci sto. In tante dobbiamo dire «basta». L’amore per la vita non è di una parte: mi appartiene, ci appartiene, appartiene alla storia delle donne».

A proposito di parte, non le sembra che stia diventando sempre più una battaglia degli uomini?
«Da tempo l’uso delle parole ha travalicato il segno, in particolare l’uso delle parole da parte di alcuni uomini. Associare la moratoria contro la pena di morte al dramma di una sala operatoria; definire la Ru486, «veleno nel corpo delle donne», come il prezzemolo; accusare l’Unità di fomentare l’ideologia dell’eugenetica, mi sembra davvero troppo. Cos’altro dobbiamo sentire per accorgerci di un’offensiva culturale che ha come obiettivo i valori della responsabilità e della libertà femminile e, lo dico in modo esplicito, della stessa laicità?».

La moratoria è diventata anche un cavallo di battaglia del Cavaliere...
«L’idea della lista «pro-life» è la traduzione di una campagna. Ed è l’impostazione che distingue in America la piattaforma dei repubblicani dalle posizioni di Hillary e Obama. Il candidato McCaine ha messo al terzo posto del suo programma elettorale proprio questo tema. Non a caso il presidente del Pdl si è fatto paladino della moratoria contro l’aborto all’Onu. Ma in Europa dove una parte del centrodestra respinge proposte che considera pericolose e sbagliate».

Secondo lei rischia di diventare un boomerang in Italia?
«Ne sono certa: la grandissima parte delle donne di questo Paese e una buona parte degli uomini sono contrari a questa crociata. Il presidente del Pdl dice di volersi fare paladino, in sede Onu, della lotta all’autodeterminazione della donna, e contemporaneamente parla di libertà di coscienza. Siamo in un evidente stato confusionale...».

Forse però il centrosinistra dovrebbe fare autocritica: è vero o no che c’è stato chi ha accettato di rimettere in discussione la legge?
«Il Pd è nato anche per mettere al centro il valore della persona, nella sua libertà e responsabilità, e questo deve valere prima di tutto per le donne. Sempre più dovrà avere chiaro che siamo innanzi a temi che investono la cultura politica e di governo di ogni partito e di ogni paese. In questo contesto si deve scegliere quale è la bussola. Per noi, è lo sguardo laico sul mondo, l’autonomia delle classi dirigenti e il rispetto per il contenuto della Costituzione. Il Manifesto dei valori del partito ha affermato, dopo una ricca discussione, questa triangolazione di principi».

Le faccio una citazione: «Le posizioni di Berlusconi sull’aborto sono quelle di un laico attento ai dati scientifici... Io, lui e Ferrara la pensiamo allo stesso modo». Firmato: Paola Binetti. Anche lei é nel Pd.
«È il suo punto di vista, non lo ritengo maggioritario. Discutiamo nel merito della 194 e facciamolo con spirito di dialogo. È una legge saggia proprio per l’equilibrio tra informazione sessuale, tutela maternità e lavoro alle donne. Vorrei un Paese in cui amore per la vita significasse anche impegno per i diritti umani calpestati dalla tratta, dalla lapidazione per adulterio, da ogni forma di violenza. L’amore per la vita non si tira come un elastico, non si arresta innanzi al testamento biologico, al fallimento della legge 40 e alla affermazione dei diritti civili».

La Sinistra Arcobaleno accusa il Pd di non essere affidabile sulla laicità. Detto dai suoi ex compagni di viaggio che effetto le fa?
«Lo dicono gli amici, quelli con cui abbiamo combattuto tante battaglie. Vorrei fare un appello, all’avvio di questa campagna elettorale: se l’offensiva culturale in atto è di carattere globale, cerchiamo di rispettarci, perché l’avversario da combattere è chi cerca di mettere in dubbio la laicità e la libertà delle persone».

dal sito del Partito Democratico

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