lunedì 19 maggio 2014
Elezioni Europee 2014
Bonafè: "Alle europee lo scontro è tra la rabbia e la speranza"
Intervista a Simona Bonafè - L'Unità
«Aspettiamo il 26 maggio. Io non credo che vinceranno loro, e comunque sono impegnata a far capire ai cittadini l`importanza di queste elezioni europee. Sinceramente non ho capito qual è la loro proposta per l`Europa. Invece di lanciarsi in previsioni sullo scenario italiano, ci spiegassero come intendono uscire dall`euro e quali conseguenze avrebbe per il nostro Paese». Lei però sa che le europee hanno sempre avuto un forte risvolto nazionale... «Oggi lo scontro è tra politica e antipolitica, tra speranza e rabbia. Io credo che il voto del 25 maggio non premierà chi soffia sul disagio sociale senza fare proposte, ma chi si sta rimboccando le maniche e cerca di dare delle risposte. Dopo 70 giorni questo governo lo sta già facendo, a partire dagli 80 euro che tra pochi giorni andranno nelle tasche di dieci milioni di italiani».
Nella sua campagna percepisce rabbia e un sentimento anti-europeo?
«La prima cosa che le persone chiedono è il lavoro. Le politiche di austerità di Bruxelles hanno creato disaffezione verso l`Europa e hanno alimentato la crisi. Non è un caso che gli Usa siano usciti dalla recessione con ricette molto diverse da quelle europee. Per questo il voto del 25 maggio è importante: è l`occasione per provare a cambiare verso all`Europa. Sul tema del lavoro credo che il decreto Poletti sarà efficace per semplificare le condizioni per assumere giovani. Il caso dell`Electrolux, poi, è stato risolto anche grazie alla decontribuzione dei contratti di solidarietà previsto dal decreto Poletti».
C`è il rischio che sia troppo tardi per invertire il sentimento di disaffezione?
«Sono consapevole di questi sentimenti di rabbia e disaffezione. Ma non credo che sia troppo tardi. Se ci sarà un buon risultato del Pd e del Pse e un cambio alla guida della commissione, con Schulz presidente, ci saranno le condizioni per costruire un`Europa diversa. L`austerity è figlia dei partiti conservatori, mentre la rabbia del M5S non produrrà decisioni reali a Bruxelles».
Nel concreto voi come vorreste cambiare le politiche europee?
«Andremo a chiedere che gli investimenti, ad esempio quelli sull`edilizia scolastica e sulla prevenzione ambientale, siano tenuti fuori dal Patto di stabilità. Ma per essere credibile, l`Italia deve prima avviare le riforme interne che gli altri Paesi europei stanno guardando con grande interesse».
Il governo Renzi va avanti qualunque sia il risultato delle europee? O è possibile pensare a elezioni in ottobre?
«La scadenza naturale della legislatura è il 2018, l`Italia ha bisogno di stabilità e di continuare nel processo di riforme. Abbiamo visto i dati del Pil, che non ci fanno piacere. Questo dimostra che il processo di ripresa sarà lungo e che c`è un enorme bisogno di fare le riforme. Se abbiamo la corruzione che si è vista all`Expo, non è certo colpa della Germania. Ecco perché bisogna cambiare subito la burocrazia, e la Pubblica amministrazione, e inserire nuovi elementi trasparenza e semplificazione per sconfiggere la corruzione».
Cosa la colpisce di più in questo suo giro per l`Italia?
«Ho fatto l`amministratore locale per 10 anni a Scandicci, non ho mai perso l`abitudine a guardare in faccia i problemi e la gente. In questi giorni sto incontrando tante persone, dai pescatori agli operatori balneari agli imprenditori del made in Italy che in Europa finora non hanno trovato risposte adeguate. Tra la gente c`è anche speranza e voglia di scommettere sul futuro. Ci dicono "non mollate", hanno capito che in campo c`è una nuova classe dirigente che ci sta provando».
Questa scelta delle cinque capolista donne secondo lei è efficace?
«Oltre al tema della parità di genere, le persone capiscono che c`è una scommessa del Pd su una nuova classe dirigente per l`Europa. Nessuno mi chiede di uscire dall`Europa, la gente apprezza che il Pd voglia mandare a Bruxelles non solo politici a fine carriera ma un gruppo di giovani. Spesso passa l`idea che le capolista siano elette per diritto divino. Ma non è così: dobbiamo misurarci con il consenso e il voto di preferenza».
Fonte: L'Unità
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