Un 25 aprile all’insegna della musica e del canto quello celebrato anche quest’anno a Ostra Vetere. E non solo perché le note hanno, da sempre, più forza delle parole, ma anche perché il linguaggio musicale consente di aprire un dialogo con le nuove generazioni che altrimenti risulterebbe più accidentato.
Ricordare l’impegno di coloro che hanno fatto la Resistenza per liberare il nostro Paese dalla dittatura significa anzitutto riaffermare con passione il “credo” laico e civile nella libertà e nella democrazia.
L’universo giovanile rappresenta indiscutibilmente il destinatario privilegiato di questo messaggio perché la memoria è il fondamento su cui si costruisce poi la difesa di questi diritti. Non potevano che essere loro, i giovani, i protagonisti; sia quelli che hanno calcato il palcoscenico offrendo un saggio sorprendente della loro genuinità artistica, sia quelli che hanno assistito e partecipato all’evento. Un concerto piuttosto ricco, perché agli strumenti si sono alternati ben quattro formazioni, con una offerta musicale molto ampia. Gli Shadow Zone e gli Head Bangers hanno proposto alcuni brani di trash metal, poi è stata la volta dei Samaka, e infine i Radio Freccia, che hanno salutato i presenti con il loro tradizionale repertorio da cover band di Ligabue.
Ai giovani si è rivolto, nel corso della serata, anche il relatore, il prof. Angelo Verdini, presidente dell’ANPI di Arcevia, invitato alla manifestazione dal locale circolo del Partito Democratico, che si è fatto promotore dell’iniziativa. Nel suo intervento ha ricordato il prezioso contributo delle formazioni partigiane che hanno partecipato alla lotta per la liberazione. Ha sottolineato, in particolare, lo stretto legame tra l’istituzione repubblicana, il cui anniversario si celebra il 2 giugno, e la festa della liberazione. Così, nel suo breve ma efficace discorso, sembravano riecheggiare le parole di Pietro Calamandrei, che, in una celebre conferenza tenuta a Milano in occasione dell’anniversario della Costituzione, invitava gli studenti che avessero voluto andare in pellegrinaggio nei luoghi in cui è nata la Repubblica, a recarsi sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri in cui furono imprigionati e nei campi dove furono trucidati.
Il professore si è poi intrattenuto in un simpatico confronto con i gruppi dispensando suggerimenti sul loro genere musicale e sul loro repertorio. Ha detto di amare la loro musica ma ha anche consigliato di intraprendere la strada della contaminazione tra generi lontani, come il metal e la musica folk, per non disperdere il patrimonio culturale della nostra tradizione.
La manifestazione si è conclusa, forse profeticamente, sulle note di “Urlando contro il cielo”, come a voler suggellare l’importanza dei valori che hanno animato la Resistenza, che oggi come ieri, vanno gridati all’umanità perché si ricordi che in essi si trovano le radici e il futuro della nostra democrazia.
Lorenzo Mancinelli
Ricordare l’impegno di coloro che hanno fatto la Resistenza per liberare il nostro Paese dalla dittatura significa anzitutto riaffermare con passione il “credo” laico e civile nella libertà e nella democrazia.
L’universo giovanile rappresenta indiscutibilmente il destinatario privilegiato di questo messaggio perché la memoria è il fondamento su cui si costruisce poi la difesa di questi diritti. Non potevano che essere loro, i giovani, i protagonisti; sia quelli che hanno calcato il palcoscenico offrendo un saggio sorprendente della loro genuinità artistica, sia quelli che hanno assistito e partecipato all’evento. Un concerto piuttosto ricco, perché agli strumenti si sono alternati ben quattro formazioni, con una offerta musicale molto ampia. Gli Shadow Zone e gli Head Bangers hanno proposto alcuni brani di trash metal, poi è stata la volta dei Samaka, e infine i Radio Freccia, che hanno salutato i presenti con il loro tradizionale repertorio da cover band di Ligabue.
Ai giovani si è rivolto, nel corso della serata, anche il relatore, il prof. Angelo Verdini, presidente dell’ANPI di Arcevia, invitato alla manifestazione dal locale circolo del Partito Democratico, che si è fatto promotore dell’iniziativa. Nel suo intervento ha ricordato il prezioso contributo delle formazioni partigiane che hanno partecipato alla lotta per la liberazione. Ha sottolineato, in particolare, lo stretto legame tra l’istituzione repubblicana, il cui anniversario si celebra il 2 giugno, e la festa della liberazione. Così, nel suo breve ma efficace discorso, sembravano riecheggiare le parole di Pietro Calamandrei, che, in una celebre conferenza tenuta a Milano in occasione dell’anniversario della Costituzione, invitava gli studenti che avessero voluto andare in pellegrinaggio nei luoghi in cui è nata la Repubblica, a recarsi sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri in cui furono imprigionati e nei campi dove furono trucidati.
Il professore si è poi intrattenuto in un simpatico confronto con i gruppi dispensando suggerimenti sul loro genere musicale e sul loro repertorio. Ha detto di amare la loro musica ma ha anche consigliato di intraprendere la strada della contaminazione tra generi lontani, come il metal e la musica folk, per non disperdere il patrimonio culturale della nostra tradizione.
La manifestazione si è conclusa, forse profeticamente, sulle note di “Urlando contro il cielo”, come a voler suggellare l’importanza dei valori che hanno animato la Resistenza, che oggi come ieri, vanno gridati all’umanità perché si ricordi che in essi si trovano le radici e il futuro della nostra democrazia.
Lorenzo Mancinelli
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